Ciclismo è sostenibilità: intervista con l’ultraciclista Paola Gianotti

Nel 2014 ha lasciato il lavoro di consulente finanziaria per mettersi in sella alla sua bicicletta, e da allora non ha più smesso.

Da allora è stata insignita per ben quattro volte del Guinness World Record come la donna più veloce ad aver girato il mondo sulle due ruote, impresa a cui si è aggiunta una missione di grande importanza sociale: farsi ambasciatrice della sostenibilità.

È questo il curriculum di Paola Gianotti, ultra-ciclista, life coach e donna dei record che quest’anno ha raggiuto la Svezia, partendo da Milano, per sensibilizzare quante più persone possibili sulla necessità di tutelare l’ambiente.

Nei 2200 chilometri percorsi – suddivisi in 14 tappe tra Svizzera, Francia, Germania e Danimarca – è entrata in contatto con le conseguenze più visibili del cambiamento climatico e con l’esigenza di piantumare alberi per contrastare un fenomeno che ha ormai superato i livelli di guardia.

Tiscali l’ha intervistata per scoprire come nasce questa modalità innovativa di coniugare sport e sostenibilità, quali sono le problematiche più comuni riscontrate in giro per il mondo e come tutti, a partire dalla nostra vita quotidiana, possiamo fare la nostra parte per un obiettivo comune.

Paola Gianotti, come nasce la sua passione per la bicicletta?

La mia passione per la bicicletta nasce quando, attorno ai trent’anni, mi sono resa conto di come questo mezzo riuscisse a coniugare le mie due passioni più grandi: il viaggio e lo sport, che rappresenta a tutti gli effetti una sfida con sé stessi.

Durante i miei viaggi per il mondo con lo zaino in spalla, soprattutto durante i tempi dell’università e nei primi anni di lavoro, ammiravo e invidiavo i cicloviaggiatori con la propria bicicletta, sognando di potermi cimentare anch’io in un’avventura simile.

Dopo aver abbandonato un lavoro come consulente finanziaria nel 2014, ho deciso di intraprendere questa strada.

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Foto per gentile concessione di Paola Gianotti

In che modo l’ultraciclismo le ha permesso di entrare a contatto con le problematiche ambientali?

L’ultraciclismo mi ha permesso di entrare a contatto con le problematiche ambientali in un modo assoluto concreto e privo di retorica. Girando per il mondo sulle due ruote, infatti, ho avuto modo di constatare la velocità con cui la crisi climatica stesse impattando sulle condizioni ambientali di ogni ecosistema.

Ho assistito al degrado di tanti luoghi e attraversato zone in cui l’ambiente è sempre stato posto in secondo piano dalle scelte politiche e sociali degli Stati. Quando si viaggia in bicicletta, il contatto con la natura diventa più che mai stretto e viscerale; questo mi ha aperto gli occhi su quanto stia davvero succedendo a livello globale.

Le mie avventure, in definitiva, mi hanno messa di fronte all’esigenza di contrastare l’emergenza in atto facendo tutto quanto in mio potere per testimoniarlo e comunicarlo al meglio.

Come si conciliano sport, sostenibilità e tutela ambientale?

Lo sport in generale, ma la bicicletta in particolar modo, si concilia benissimo con la tutela ambientale per alcune ragioni molto specifiche.

Si tratta innanzitutto del mezzo di trasporto più green e sostenibile in assoluto, apporta grandi benefici in termini di salute ed è intrinsecamente legato alla natura. Considerando lo stato di allarme climatico molto avanzato che abbiamo raggiunto, riuscire a coniugare questi tre elementi è sicuramente una delle sfide del futuro. Se tutti ci impegnassimo ad adottare dei comportamenti più ecologici nella nostra vita quotidiana, ad esempio preferendo la bicicletta per i piccoli spostamenti quotidiani, potremmo davvero garantire un impatto importante a livello globale.

Inoltre, fattore non secondario, i valori stessi dello sport rispecchiano quelli della natura: rispetto, stile di vita sano e solidarietà esulano il mero ambito dell’attività fisica, ma sono universali e applicabili a qualsiasi contesto, ambiente in primis.

Grazie ai suoi record, è riuscita a portare i riflettori sulla crisi climatica e farsi ambassador della sostenibilità: che impatto ha avuto questa modalità innovativa di comunicare?

La modalità che ho scelto per comunicare la crisi climatica, ovvero attraverso lo sport, ha riscosso molta attenzione perché si tratta di un binomio molto forte e a tratti inscindibile. Come detto, lo sport si basa su valori sani e puliti, e questo si sposa alla perfezione con l’esigenza di puntare i riflettori sulla tutela ambientale.

Ho deciso di iniziare questo percorso, facendomi portatrice di questa missione, in seguito a un’esigenza interiore. Iniziando a modificare tutta una serie di comportamenti poco sostenibili nella mia vita quotidiana, ho compreso quanto vivere in maniera più attenta e consapevole sia davvero alla portata di tutti. In primis ho abbandonato la carne e preferito acquisti a chilometro zero, per poi spostarmi quanto più possibile in bicicletta o a piedi, anziché con mezzi inquinanti, e non eccedere negli acquisti superflui.

Valutare l’impatto sull’ambiente di ciò che acquistiamo e facciamo può fare una differenza enorme, e il mio ruolo di ambassador nei confronti dell’ambiente si concretizza anche in questo: comunicare con efficacia quanto piccole modifiche possano apportare grandi benefici nei confronti dell’intero pianeta.

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Foto per gentile concessione di Paola Gianotti

Quali sono le problematiche ambientali più comuni che ha riscontrato nei suoi viaggi in tutto il mondo?

Durante i miei viaggi ho incontrato tantissime problematiche ambientali. Una di quelle che ho avvertito di più è legata allo smog, e attraversando tantissimi Paesi del mondo in bicicletta è purtroppo facile riscontrare come questo sia ancora un elemento caratterizzante di tante, troppe realtà.

Viaggiare sulle due ruote, contrariamente a quanto avviene con i mezzi a motore, consente di sviluppare una sensibilità maggiore nei confronti dell’inquinamento presente nell’aria, che viene di conseguenza percepito in maniera molto più netta. Ciò è legato anche alla presenza degli allevamenti; durante un mio viaggio negli Stati Uniti, specialmente negli Stati centrali, immense praterie con migliaia di mucche erano sovrastate da vere e proprie cappe di inquinamento che impedivano una visione chiara dell’orizzonte, e questo mi ha molto impressionatIn aggiunta, il cambiamento climatico è risultato presente pressoché ovunque con i suoi effetti catastrofici: grandi incendi che hanno devastato i paesaggi e interi ecosistemi, alluvioni, terremoti, tsunami e deforestazioni.

Ho anche toccato con mano il problema dei rifiuti, ammassati lungo le strade di tantissime parti del mondo.

Alcune realtà come The Greenest hanno sposato appieno l’agenda Cop26, che ha sottolineato l’urgenza di piantare miliardi di nuovi alberi entro il 2030: in che modo si può concretizzare questo proposito attraverso lo sport e la comunicazione? 

La comunicazione, così come lo sport, è sicuramente un metodo adatto per sensibilizzare sulle problematiche legate all’ambiente e favorire la piantumazione degli alberi. A mio avviso, lo sport può rivelarsi una modalità perfetta per mostrare alle persone l’urgenza di intervenire concretamente, anche con piccoli ma grandi gesti, per limitare il problema della CO2.

Ma non solo.

Attuare dei singoli comportamenti virtuosi può aiutarci a vivere meglio, in maniera più sostenibile e a riscoprire quel legame ancestrale che ci collega alla natura. Credo molto nella potenza dell’esempio personale: influenzare positivamente il prossimo attraverso i propri comportamenti, soprattutto in un ambito delicatissimo come quello della sostenibilità, può avere un valore immenso. Per essere sostenibili, oggi, non occorre vivere in cima a una montagna.

È sufficiente mettere in atto degli accorgimenti nel rispetto di noi stessi e del pianeta che ci ospita. Adottare degli alberi o delle intere foreste, è uno dei modi più rapidi ed efficaci per raggiungere questo obiettivo molto ambizioso ma necessario.

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Foto per gentile concessione di Paola Gianotti

Quali saranno le sue prossime iniziative per promuovere la difesa del pianeta?

Ci sono diverse iniziative che mi vedranno impegnata in futuro, e tutte saranno caratterizzate da questo importante e duplice obiettivo: il rispetto del pianeta e anche quello dei ciclisti. Dati alla mano, queste due strade si evolvono in parallelo.

Nel nostro Paese, mediamente, muore un ciclista ogni 35 ore e questo implica sviluppare una sensibilità sia nei confronti della vita delle persone, sia nei confronti dell’ambiente, perché garantire spostamenti in sicurezza sulle due ruote significa anche favorire l’impiego su larga scala di questo straordinario ed ecologico mezzo di trasporto. Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente in senso stretto, continuerò il mio impegno per mettere a dimora quanti più alberi possibili. Sono stata invitata dall’ambasciatore italiano in Brasile e prossimamente porterò lì le mie prossime imprese sportive all’insegna della sostenibilità.

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