Eco-ansia, quando il futuro fa paura.

eco-ansia
Image: DisobeyArt/iStock

Non si tratta ancora di una patologia psichiatrica ufficiale, ma l’eco-ansia è un disagio che sta generando notevole interesse nel settore clinico. Come si può intuire, indica una serie di sintomatologie con base ansiosa, generate dalla crescente preoccupazione nei confronti delle tematiche ambientali. Il termine è stato adoperato per la prima volta dall’American Psychological Association (APA) in un dossier. L’eco ansia qui viene definita come uno stato di ansia molto elevata, in grado di causare delle alterazioni dell’umore, fino a stravolgere le abitudini alimentari o del sonno, arrivando in alcuni casi a strutturare una vera e propria sindrome da attacchi di panico o depressiva.

Gli studi sul tema.

L’eco-ansia coinvolge tutte le fasce di età. Facile però constatare come siano le generazioni più giovani a pagarne lo scotto principale. Non solo testimoni di disastri ambientali quotidiani, i giovani sanno che il cambiamento è quasi totalmente sulle loro spalle. Quindi da un lato vivono lo stress crescente di un futuro disastroso che avanza e dall’altro il senso di impotenza. Sul Lancet è stato pubblicato il primo studio ufficiale sul tema, che va ad analizzare un campione di 10mila persone di età compresa fra i 16 e i 25 anni. Metà di loro si dice seriamente preoccupato per il loro futuro e i loro progetti, mentre l’altra metà sostiene di avere già dei problemi legati al sonno e alle abitudini alimentari.

In un rapporto redatto dall’Unicef nel 2021, sono un miliardo i bambini che vivono nei trentatré paesi classificati a “rischio estremamente elevato”. Si tratta di bambini che vivono eventi climatici improvvisi e disastrosi, che impediscono di condurre una vita normale, con talora interruzioni drastiche delle loro abitudini quotidiane. Facile intuire come una tale compromissione della vita possa davvero minare alla salute mentale presente e futura di tutti.

Una preoccupazione concreta.

Inoltre, rispetto alla comune patologia ansiosa, che spesso si nutre di pensieri intrusivi irreali, l’eco-ansia è alimentata da un problema concreto. A rinforzarne i tratti certamente una dialettica mediatica tutt’altro che facile da elaborare specie per i ragazzi o peggio ancora per i bambini.

A questo si aggiunge il non trascurabile aspetto che l’eco-ansia si genera da uno scontro generazionale. Da un lato gli adulti che hanno causato il problema e dall’altro i giovani soli, che dovranno occuparsene. Ma è proprio dai primi che dovranno arrivare le rassicurazioni e la forza necessari ad andare avanti.  

Sia chiaro. L’ansia è un’emozione fisiologica. È assolutamente necessario che il dibattito sui temi ambientali resti vivo per poter davvero migliorare le cose. Tuttavia nei casi di eco-ansia si parla di uno stato di tensione eccessivo, diventato invalidante perché troppo assecondato.

La natura come soluzione.

Sono tanti gli psichiatri che si stanno occupando del problema. Sarà basilare partire dagli adulti e dal linguaggio adoperato quando si parla di cambiamento climatico che dovrà essere meno “terroristico” possibile. Si può ad esempio invitare i bambini e tutti i giovani adulti a non assecondare comportamenti disfunzionali, come anche possono essere le ricerche ossessive sul web o lo “scrollare” all’infinito notizie catastrofiche. Via libera a una modalità di vita più “offline” nella natura, che se da un lato ha un enorme potere rilassante dall’altro alimenta un amore sano per il verde che va tutelato sì, ma con serenità. La famosa Forest Bathing, già trattata in un precedente articolo, può alleviare sensibilmente i disturbi disfunzionali generati dall’ansia oltre a “stoppare” per un po’ il flusso continuo di notizie derivanti dall’iperconnessione.

Stesso dicasi del contatto con gli animali che può davvero alimentare un contatto tranquillizzante con la natura.

Per saperne di più:

  1. Il significato profondo del cambiamento climatico.
  2. Una foresta ci salverà.
  3. Green job: il futuro del clima è nell’Università.  
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Team The Greenest

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