Quanto vale un elefante?

L’elefante delle foreste africane è conosciuto come il “giardiniere della foresta”, per la sua capacità di aumentare gli stock di carbonio e disperdere i nutrienti vitali. Grazie a uno studio recente, è stato dimostrato infatti, che questo amico laborioso oltre ad aiutare l’ambiente meglio di qualsiasi altra tecnologia esistente, può essere un valido alleato delle aziende creando un business da milioni di dollari.

Ma in che modo?

L’elefante provoca caos nella lussureggiante vegetazione della foresta pluviale, mentre strappa la corteccia dagli alberelli, scava le radici nel terreno e mastica foglie e bacche. Uno studio firmato da Fabio Berzaghi, ricercatore presso il Laboratorio di scienze del clima e dell’ambiente a Gif-sur-Yvette, in Francia, ha dimostrato che il pascolo dell’elefante degli alberi più piccoli di 30 cm di diametro, permette agli alberi più grandi di ricevere luce, acqua e spazio e quindi di fiorire. Riassumendo, le abitudini “distruttive” dell’elefante aiutano ad aumentare la quantità complessiva di carbonio immagazzinato nella foresta pluviale dell’Africa centrale.

Una miniera di carbonio.

Ralph Chami assistant director dell’International Monetary Fund e co-founder di Rebalance Earth, startup il cui obiettivo è reimmaginare la compensazione di carbonio come meccanismo per finanziare la protezione delle specie, chiave di volta per promuovere e rigenerare la biodiversità, sostiene che un elefante vivente fornisce servizi per milioni e vale molto di più da vivo che da morto. Ogni elefante della foresta può stimolare un aumento netto della cattura del carbonio di queste foreste pluviali di 9.500 tonnellate di CO2 per kmq. Ciò equivale alle emissioni derivanti dalla guida di 2.047 auto a benzina per un anno.

I primi risultati in Congo.

Le aziende e i governi di tutto il mondo stanno gareggiando per ridurre le proprie emissioni e sviluppare tecnologie innovative per catturare il carbonio. Ma l’elefante africano della foresta è straordinariamente efficiente nello stoccaggio del carbonio e non ha bisogno di alcun aiuto tecnologico.

Inizialmente gli scienziati hanno svolto ricerche sul campo in due siti nel bacino del Congo, uno in cui erano attivi gli elefanti e uno in cui erano scomparsi, e hanno registrato le differenze nella copertura degli alberi e nella densità del legno. Hanno quindi costruito un modello che ha tracciato le dinamiche della foresta, come la biomassa, l’altezza degli alberi e gli stock di carbonio, e ha simulato il disturbo degli elefanti aumentando la mortalità delle piante più piccole.

Secondo lo studio di Berzaghi, se il branco di elefanti della foresta africana tornasse alle sue dimensioni precedenti e recuperasse il suo areale di 2,2 milioni di kmq, potrebbe aumentare la cattura del carbonio di 13 tonnellate per ettaro. Ciò equivale alle emissioni generate da 10 auto a benzina nel corso di un anno, cada ettaro.
Berzaghi afferma che lo studio mostra che la sopravvivenza degli elefanti della foresta è fondamentale per preservare il bacino del Congo, la seconda foresta pluviale più grande del mondo, come un importante pozzo di carbonio.

Verso la salvezza della Foresta Amazzonica.

Questo è diventato ancora più urgente ora che parti della foresta pluviale amazzonica stanno perdendo la loro funzione di pozzo di carbonio. Secondo una ricerca dell’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (INPE), oltre un quarto dell’Amazzonia ora emette più carbonio di quanto ne assorbe. Utilizzando i risultati dello studio di Berzaghi del 2019, Chami ha valutato i servizi di cattura del carbonio di ciascun elefante della foresta a 1,75 milioni di dollari. Il valore totale del branco, riportato alle sue dimensioni originali, avrebbe un valore di 36 miliardi di dollari. Chami ha basato i suoi calcoli sul prezzo medio di mercato di una tonnellata di anidride carbonica in quel momento – poco meno di 25 dollari nel 2019. Secondo una recente analisi di Chami e Barzaghi, il bracconaggio causerebbe la perdita di 10-14 miliardi di dollari di servizi ecosistemici.

Una catena collaudata e un corso ad hoc.

La startup Rebalance Earth mira a utilizzare le scoperte scientifiche di Berzaghi e la valutazione di Chami per vendere il potenziale di cattura del carbonio degli elefanti ad aziende di tutto il mondo.
Basandosi sul mercato della compensazione del carbonio, che consente alle aziende di compensare le proprie emissioni pagando la piantumazione di alberi o progetti di energia rinnovabile altrove, Rebalance Earth ha iniziato a vendere token ecosistemici che rappresentano il carbonio catturato da ciascun elefante.
“Il valore monetario dell’elefante della foresta è direttamente correlato alla quantità di sequestro di carbonio che esegue durante la sua vita e tale importo viene moltiplicato per il prezzo attuale di una compensazione del carbonio”, afferma Walid Al Saqqaf, amministratore delegato di Rebalance Earth.

Le aziende che acquistano i token stanno pagando per proteggere gli elefanti, con fondi poi destinati ai ranger del parco e alle comunità locali, dice Al Saqqaf. L’intera transazione sarà gestita e monitorata tramite tecnologia blockchain privata.

Walid Al Saqqaf e Ralph Chami saranno tra gli esperti presenti nel nuovo corso sulla sostenibilità promosso dalla School od Disruption di Sidi. Il corso sarà disponibile da fine luglio e analizzerà le intersezioni tra tecnologia e sviluppo sostenibile.

Per saperne di più:

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  2. Quattro soluzioni per aiutare le foreste in un clima che cambia
  3. Lo stato delle foreste nell’era del cambiamento climatico.
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Team The Greenest

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