COP27, quanto vale il clima in tempi di guerra?

Cop27
Flickr: UNclimatechangeSegui Impressions from the COP 27 'Green Zone' DSC_3170_Romangeh-Adel-Fawzy

Forse è questa la domanda più sensata da porre al termine della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP27) di Sharm el-Sheikh. Una conferenza a detta di molti inconcludente perché lascia troppi punti in sospeso. Una prosecuzione di tanti discorsi avviati nelle precedenti Cop, ma che non ha raggiunto di fatto alcun risultato. Semmai la triste consapevolezza che per il clima si sta facendo ancora troppo poco.

Un accordo difficile.

L’unico traguardo raggiunto è stato quello di istituire un fondo finanziario “Loss and Damage”, destinato ai paesi più poveri e anche più colpiti dai cambiamenti climatici. Gli stessi che hanno contribuito meno all’inquinamento globale. Il fondo servirà a mettere in sicurezza i territori più poveri colpiti da disastri ambientali di varia natura e ad aiutarli nella gestione delle emergenze che potranno affacciarsi.  

Raggiungere un accordo in tal senso è stato tutt’altro che semplice e ha costretto l’evento a slittare la chiusura. Le obiezioni sollevate riferivano infatti, di misure già prese a livello finanziario e rivelatesi poco efficaci. Ma soprattutto dell’annessione fra i beneficiari di paesi come la Cina che è fra i maggiori produttori di emissioni, in quanto fra i più industrializzati. Andrebbe quindi annesso fra i finanziatori.

Allo scadere del 20 novembre un accordo formale è stato raggiunto, sebbene ancora non è stato stabilito a quanto ammonterà il fondo e quali saranno con precisione i paesi finanziatori. A strappare comunque il risultato ha certamente contribuito l’importante partecipazione, prima nella storia, dei paesi africani che hanno potuto manifestare le loro impellenti necessità.

La natura torna centrale.

Pochi seguiti alle fiorenti promesse di molti paesi sul tema delle riforestazioni, a esclusione della proposta del neo eletto presidente Luis Inàcio Lula da Silva dell’Amazzonia brasiliana come sede della COP30, che per rotazione dovrà tenersi in un paese di area iberoamericana.

Certamente positivo invece l’interesse mostrato nei confronti delle biodiversità. Un passo avanti rispetto agli esiti della COP26 di Glasgow, ritenuto fondamentale per il ruolo riconosciuto finalmente alle medesime nel contribuire a raffreddare il clima. Per la prima volta quindi viene riconosciuto il valore della protezione delle biodiversità nella lotta ai cambiamenti climatici.

Combustibili fossili, i grandi assenti.

Sull’argomento combustibili fossili si è parlato poco quanto niente. Certamente è stato posto in essere ancora una volta l’impegno da parte dei paesi partecipanti di ridurre il riscaldamento globale di 1,5 gradi dai livelli preindustriali. Per fare questo andranno ridotte come stabilito le emissioni di CO2 di quasi il 45 percento entro il 2030 rispetto al 2019. Ma poco e niente si è detto sui combustibili fossili e su quali andranno eliminati. L’obiettivo di raffreddamento ai ritmi attuali pertanto sarà impossibile da raggiungere.

Dietro il mancato impegno ad eliminare il ricorso ai combustibili fossili ci sono certamente le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina, con la crisi energetica e l’inflazione sui prodotti. Eventi che hanno mandato in tilt l’economia di molti paesi, che hanno dovuto “rispolverare” modalità alternative di approvvigionamento energetico in controtendenza con le misure per il clima.

Anche la dichiarazione “Accelerating to Zero (A2Z)” ha soddisfatto poco, rivelandosi una postilla al Cop26. A2Z sancisce l’impegno di oltre 200 Paesi ad accelerare appunto verso un trasporto a zero emissioni, eliminando dal 2035 la vendita di auto e furgoni con i motori a combustione. Tuttavia questo accordo lascia ancora fuori molti paesi fra cui Cina, Stati Uniti, Giappone, India e Germania.  

Per approfondire il tema:

  1. Una luce nel tunnel del cambiamento climatico: intervista a Valeria Barbi.
  2. Eco-ansia, quando il futuro fa paura.
  3. Uomo e natura: quando la riforestazione è ad alto impatto sociale.
Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Team The Greenest

Team The Greenest

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra newsletter
ricevi mensilmente le notizie più interessanti su sostenibilità e greentech

Trasforma le parole in azione!

Scegli il tuo percorso:

Privati

Diventa un ambassador come privato e aiutaci a salvare il pianeta

Aziende

Diffondi una cultura della sostenibilità con la tua azienda