AirSeed Technology e Sidi, insieme per una riforestazione migliore.

drone air seed
drone air seed

Le strategie adottate sino ad oggi per contenere l’emergenza climatica si sono rivelate lente, deboli e inefficienti. Impossibile non guardare alle scadenze degli accordi di Parigi con comprensibile preoccupazione. A generare apprensione è soprattutto la data di scadenza per il raggiungimento della neutralità carbonica, fissata per il 2030.

La riforestazione è sicuramente fra le misure rivelatesi sinora più inefficienti. La colpa è essenzialmente nelle tecniche di piantumazione adottate che non sono riuscite a rispondere in modo adeguato alla necessità di raffreddamento terrestre.

Ma una buona notizia c’è e arriva dai droni. In un articolo recente era stata già citata una rivoluzione a marchio SIDI (Swiss Institute for Disruptive Innovation).

Con il supporto di The Greenest e dello sguardo lungimirante di Pietro Veragouth, founder e direttore di SIDI, l’istituto ha conquistato il terzo posto in Europa per numero di alberi piantumati.

“La sinergia tra innovazione e sostenibilità rappresenta un’opportunità straordinaria per compiere un passo in avanti significativo nella lotta ai cambiamenti climatici.”

Pietro Veragouth, founder e direttore di SIDI

Misure disruptive sì, ma anche veloci e efficienti grazie a uno speciale “braccio” del progetto: la startup australiana AirSeed Technologies. Grazie ai suoi droni specializzati nella piantumazione di alberi a velocità centinaia di volte più rapide rispetto a quelle attualmente impiegate, hanno coadiuvato al raggiungimento dell’importante primato. Di seguito un’intervista al CEO e co-founder di AirSeed Technologies, Andrew Walker, per comprendere come questo sia stato possibile.

Come nasce un progetto ambizioso e dal potenziale disruptive come AirSeed?

AirSeed è un’azienda di risanamento ambientale che sta vivendo una crescita rapidissima sul mercato. Abbiamo sviluppato droni specializzati nella piantumazione di alberi, dotati di capacità di apprendimento automatico ed equipaggiati con la nostra biotecnologia proprietaria relativa ai semi, pensati per ripiantare rapidamente vaste aree di terreno spoglio e accelerare così la riforestazione su scala globale. La nostra missione, infatti, è piantare 100 milioni di semi all’anno entro il 2024 e ripristinare la biodiversità perduta in tutto il mondo

La nostra avventura è iniziata all’inizio del 2019 a Sydney, dove abbiamo la sede centrale, a cui ha fatto seguito un ufficio satellite secondario a Città del Capo, in Sudafrica. Australia ed Africa, al momento, sono al centro del nostro focus e stiamo lavorando intensamente per portare il nostro contributo concreto in queste macroaree. Gli obiettivi dei progetti di ripristino sono diversi, e lavoriamo in sinergia con i proprietari terrieri per affrontare le problematiche ed esigenze del loro territorio.

Nello specifico, stiamo portando avanti progetti di rewilding che creeranno un importante corridoio per la fauna selvatica tra due parchi nazionali, la collaborazione con una giovane famiglia appassionata di restauro e desiderosa di lasciare un’eredità ai propri figli e alla comunità, e gestione di terreni colpiti da incendi dove la riforestazione naturale è stata messa a dura prova.

Ideati per favorire un ripristino su larga scala, inclusi gli ecosistemi più delicati, i nostri droni piantumatori possono essere utilizzati ovunque per rispondere a un’esigenza globale.

Io e Andries Louw, mio socio e co-founder, condividiamo la passione per l’ambiente e abbiamo voluto fornire una risposta concreta all’urgenza di affrontare il ripristino della biodiversità nel modo giusto, attraverso pratiche ecologiche disruptive e con un approccio scientifico molto ben definito.

Quali sono le principali sfide che avete affrontato per dare vita a una tecnologia estremamente sofisticata come quella alla base dei vostri droni?

Ci sono state molte sfide durante il processo di sviluppo di AirSeed, dalla velocità con cui l’industria e le autorità di regolamentazione hanno adottato le innovazioni nella tecnologia e negli approcci operativi fino alla complessità di affrontare le pratiche di ripristino della biodiversità in una moltitudine di luoghi geografici, terreni, climi e tipologie di suolo differenti.

Non ultimo, comprendere appieno il modo in cui l’innovazione di AirSeed potesse avere non soltanto un impatto ambientale, ma anche di carattere sociale.

Nonostante l’idea di partenza fosse quella di progettare e costruire una nuova tecnologia per consentire pratiche di ripristino ambientale accessibili e scalabili, ci siamo presto resi conto di come la scienza e le best practice ecologiche siano altrettanto importanti nello sviluppo di soluzioni tecnologiche.

La semplice creazione di droni per piantare semi in modo più rapido ed economico non risolve infatti la devastazione causata dalla deforestazione su larga scala o da disastri naturali come gli incendi o altri eventi estremi.

È quindi fondamentale concentrarsi sul ripristino della biodiversità su vasta scala, considerando quali specie debbano essere piantate in determinati luoghi, e quale funzione queste specie possono fornire all’intero ecosistema.

 I droni sviluppati da AirSeed riescono a far cadere più di 40 mila semi al giorno sui terreni da riforestare. Quali sono le fasi dell’operazione?

L’obiettivo di fondo di tutti i progetti di riforestazione che intraprendiamo è quello di restituire al territorio la biodiversità perduta.

Questo è anche un principio fondamentale della nostra impresa ed è al centro di ciò che facciamo.

Per perseguire il raggiungimento di questo obiettivo procediamo attraverso indagini ecologiche su ogni sito piantando specie rigorosamente autoctone.

Le nostre piantine includono alberi, arbusti ed erbe di ogni sorta e favoriscono una più profonda riqualificazione degli ecosistemi degradati.

Il tutto, appunto, a una velocità altissima.

I droni AirSeed sono in grado di piantare fino a 40.000 baccelli di seme al giorno, di accedere ad aree remote, pericolose e inaccessibili e di etichettare tramite GPS ogni singola attività.

Dati alla mano, la nostra soluzione risulta circa 25 volte più veloce e più conveniente dell’80% rispetto ai metodi di piantagione manuale.

 In che modo la vostra tecnologia riuscirà a sostenere non solo l’ecosistema, ma anche un settore chiave come l’agricoltura?

Le tecniche di risanamento già consolidate, come la semina in tubetto e la semina a spaglio, sono troppo costose per essere diffuse su larga scala.

Inoltre, aspetto non secondario, comportano lo spreco di grandi quantità di sementi e offrono tassi di successo del tutto insufficienti per garantire la corretta riuscita dell’operazione.

Per questo abbiamo deciso di creare droni specializzati e sistemi di consegna in grado di piantare fino a 16 specie diverse a ogni volo e di etichettare con tecnologia GPS ogni baccello di seme, permettendoci così di effettuare un monitoraggio approfondito dopo la semina.

I nostri baccelli brevettati sono personalizzati in funzione della varietà di pianta e della tipologia di terreno da piantumare.

Soluzioni praticabili di questo genere, che hanno un impatto positivo sull’ambiente e rispondono alle esigenze di biodiversità dei micro-ecosistemi, sono al centro della nostra missione, che portiamo avanti sviluppando soluzioni tecnologiche e scientifiche per favorirne la massima accessibilità possibile.

L’uso dei droni non si limita al supporto del rimboschimento. È pensabile che possano svolgere un ruolo importante anche nella lotta al problema sempre più urgente della fame nel mondo?

I droni, così come altre tecnologie innovative, offrono una moltitudine di casi d’uso molto ampia che li rende perfetti per essere utilizzati in caso di problemi umanitari.

Secondo le sue previsioni, quale sarà l’impatto della tecnologia nella protezione dell’ambiente e nello sviluppo sociale in futuro? Saranno gli standard della piantumazione?

AirSeed offre un approccio unico e nuovo alla riforestazione che cattura grande interesse.

Educare sull’importanza della conservazione ambientale, e su come la salute del nostro pianeta sia strettamente legata a quella umana, è di fondamentale importanza e tutti dovrebbero contribuire a questa missione.

Sulle nostre piattaforme social condividiamo video sui nostri metodi e sui progetti di piantumazione, un ottimo modo per far conoscere ciò che facciamo e stimolare l’interazione da parte degli utenti e degli stakeholders interessati.

L’imprenditoria di domani non potrà prescindere dalla responsabilità etica e sociale. Qual è il suo consiglio per chi vuole sviluppare progetti altamente innovativi legati alla sostenibilità?

Il business può favorire un cambiamento sano, ma assicurarsi che le aziende siano pronte ad adottare le giuste tecnologie rimane uno degli ostacoli più grandi da affrontare.

Per questo crediamo fermamente nell’operatività ma anche nell’esigenza di sensibilizzare quante più persone possibile sulle responsabilità etiche che, ognuno di noi, ha nei confronti del pianeta che ci ospita.

 AirSeed tra 10 anni: quali sono i risultati che intendete raggiungere? Credete di aver raggiunto il pieno potenziale della vostra tecnologia? E quali altre potenzialità sono ancora inesplorate?

Il nostro obiettivo è quello di creare un’azienda globale che generi un impatto ambientale positivo in tutto il mondo sfruttando l’innovazione, la tecnologia e la scienza.

Come AirSeed ci impegniamo a proseguire gli ampi programmi di ricerca e sviluppo tecnologico e scientifico per rendere le nostre soluzioni migliori, più efficienti e convenienti per un mondo e un ambiente in continua evoluzione.

Per approfondire il tema:

  1. CTREES, il primo misuratore di carbonio di precisione.
  2. Riforestazione: non basta volerla.
  3. Quattro aspetti della riforestazione
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Team The Greenest

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